"Come mosche d'autunno" di Irène Nèmirovsky

 

Era nella mia wish list già da tempo immemore. Non faceva che entrare e uscire dalla lista dei libri da leggere: ogni anno, al rinnovarsi dell'agenda, sulle cui pagine mi piace scrivere i miei desideri e propositivi per l'anno nuovo, "Come mosche d'autunno" di Irène Nèmirovsky veniva segnalato come "assolutamente da leggere" oppure relegato nelle ultime file, in modalità "Mah, sì, poi vediamo". 

Finalmente l'ho letto e l'ho finito, in un solo giorno, in poche ore. Prima di tutto perchè è un romanzo breve, o forse dovrei dire un racconto lungo. E, poi e soprattutto, perchè è una gran bella storia, semplice, lineare, ben scritta, Anzi: eccenzionalmente scritta. 

 Dalla quarta di copertina dell'edizione Garzanti, 

"La vecchia nutrice Tatjana Ivanovna ha consacrato la propria vita a educare i figli della nobile famiglia Karin. Quando la rivoluzione russa travolge il suo mondo, li segue prima a Odessa, poi a Parigi, nel piccolo quartiere di Ternes. Qui i sopravvissuti di un mondo scomparso si aggirano «come le mosche d’autunno»... Un piccolo capolavoro in cui l’intima sensibilità e il sapiente tocco dell’autrice fanno rivivere la poesia e la nostalgia delle migliori pagine di Anton Cechov."

La preoccupazione principale della vecchia Tatjiana Ivanovna è che la famiglia Karin, da cui è a servizio da oltre cinquant'anni, non riesca a riprendersi dal trauma dell'esilio forzato dalla Rivoluzione Russa. Non sa proprio come i signori che lei stessa ha cresciuto come balia, potranno adattarsi a una vita indigente e umiliante, così lontana dalla loro casa sfarzosa e dalla madre patria. Ma mentre i Karin, una volti giunti a Parigi, riescono in qualche modo a rifarsi una vita, sarà proprio Tatiana a perdere se stessa, confusa nella nostaglia per l'amato inverno siberiano e nel dolore di una vita che le pare non avere più senso. 

Una cosa che mi ha colpito e ho apprezzato in "Come mosche d'autunno" di Irène Nèmirovsky è il continuo appellarsi per nome e cognome, nei dialoghi diretti, ogni volta che parlano fra loro, sia una conversazione accesa che una semplicemente confidenze e intime preoccupazioni. In alternativa nomignoli affettuosi e vezzeggiati. Potrebbe sembrare un po' pesante: io l'ho trovato musicale e poetico, un modo per stringere i legami personali ancora più forte, in maniera più potente e prepotente, affettuosamente parlando 💛

Biografia di IRÈNE NÉMIROVSKY, dal sito www.garzanti.it

Nata a Kiev nel 1903 da una famiglia di ricchi banchieri di origini ebraiche, visse a Parigi dove, appena diciottenne, cominciò a scrivere. Nel 1929 riuscì a farsi pubblicare il romanzo David Golder, ottenendo uno straordinario successo di critica e di pubblico. Irène continuò a scrivere, ma presto fu costretta a usare un altro nome, perché gli editori, nella Francia occupata dai tedeschi, avevano paura di pubblicare i libri di un’ebrea. Nel luglio del 1942 fu arrestata e deportata ad Auschwitz, dove ad agosto, a trentanove anni, morì, lasciando incompiuto il suo ultimo capolavoro, Suite francese. La Newton Compton ha pubblicato anche Due; Come le mosche d’autunno – Il ballo; Il vino della solitudine; I cani e i lupi; Il calore del sangue – Il malinteso; Jezabel; Il signore delle anime; David Golder; I fuochi dell’autunno, La preda e la raccolta I capolavori.



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