23 giugno, è il Typewriter Day, la Giornata Mondiale della Macchina da Scrivere


Il 23 giugno si celebra la Giornata Mondiale della macchina da scrivere, il Typewriter Day. La macchina da scrivere è uno strumento rivoluzionario che ha permesso la rapida e accurata compilazione di documenti standard, accelerando la burocrazia e la diffusione di comunicazioni e notizie.

La sua origine è un po’ nebulosa, sono diversi i personaggi, per lo più italiani, a cui se ne attribuisce la paternità, per i diversi prototipi che sono apparsi nel mondo della tipografia. Secondo quanto riportato nel sito del Museo della macchina da scrivere di Milano, nel 1575, Francesco Rampazetto, un tipografo veneziano creò un meccanismo con caratteri in rilievo, grazie ai quali le persone cieche potessero comunicare fra loro e con gli altri. Più tardi, nel 1823, Piero Conti realizzò un precursore della moderna macchina da scrivere, chiamato tacheografo, mentre nel 1846 l’avvocato novarese Giuseppe Ravizza, costruì un cembalo scrivano, con una tastiera simile a un pianoforte, dove ogni tasto coincideva con la stampa di un carattere alfanumerico.

Una ventina di anni più tardi, intorno al 1869, un falegname dell’Alto Adige, allora territorio austriaco, realizzò ben 5 prototipi di macchina da scrivere, di cui due in legno. Peter Mitterhofer – questo il nome del carpentiere e inventore di Parcines - si recò personalmente a Vienna, per presentare le sue macchine da scrivere all’imperatore, ma con scarso successo. Ne Francesco Giuseppe ne il suo entourage trovarono la sua invenzione interessante.

Negli Usa, invece, qualcuno capì le potensialità del prodotto, anche e soprattutto a livello commerciale e fu così che la prima produzione industriale e l’attribuzione di paternità per la macchina da scrivere solcarono l’Atlantico e lasciarono le patrie terre italiche dove erano state concepite già secoli prima. La prima industria americana a fabbricare i primi mille esemplari macchine da scrivere industriale fu la Remington, su un progetto del giornalista Christopher Latham Sholes, che ottenne il brevetto il 23 giugno 1868, da qui la celebrazione ai giorni nostri, del Typewriter Day, la Giornata mondiale della macchina da scrivere. La macchina fu battezzata Qwerty, nome formato digitando le prime sei lettere della tastiera, le stesse presenti anche in molte tastiere moderne.

La Qwerty aveva però un difetto. Il dattilografo non poteva vedere cosa scriveva perché i tasti battevano sotto il rullo e non davanti, così eventuali refusi o errori di battitura erano rilevabili solo a fine pagina. L’ingegnere tedesco Franz Xavier Wagner ideò una macchina da scrivere con visione frontale ma la Remintong rifiutò di brevettarlo. Lo fece un’altra azienda americana, la Underwood, producendo milioni di pezzi e commercializzandoli in tutto il modo.

Fu proprio questa macchina da scrivere che colpì l’attenzione di Camillo Olivetti, nel, 1893, in viaggio in America per assistere alle dimostrazioni delle opere di Thomas Alva Edison. La prima macchina da scrivere a marchio Olivetti, prodotta dalla “ ING. C. OLIVETTI & C. PRIMA FABBRICA NAZIONALE MACCHINE PER SCRIVERE” di Ivrea, venne presentata a Torino, all’Esposizione universale del 1911. La storia delle fabbriche Olivetti è arcinota, grazie anche all’illuminata e innovativa gestione di Adriano Olivetti, figlio di Camillo. I primi prototipi erano pesanti e ingombranti, stazionari sulle scrivanie di studi e uffici. Nacquero così le macchine da scrivere più piccole e portatili per rispondere alle esigenze di chi, per primi giornalisti e scrittori, voleva o doveva spostarsi per lavoro.

Da allora ad oggi l’evoluzione è stata repentina, passando dalle macchine elettriche, più efficienti e veloci, ai computer che pur avendo mandato a riposo la storica “progenitrice” ne ha mantenuto concetti e funzionalità. Molte grandi industrie di macchine da scrivere hanno chiuso o si sono trasformate in altro. Tuttavia, nel mondo, la produzione in alcune piccole realtà continua, per i nostalgici e gli amatori, ma anche perché in certi contesti, l’utilizzo della “vecchia” macchina da scrivere risulta preferibile a quello di computer o tablet; dove non c’è connessione o dove è meglio non lasciare traccia in rete di documenti o messaggi. Sembra, infatti, che molti servizi segreti continuino a comunicare o a documentare in modalità “cartacea”, per così dire, per evitare diffusione di informazioni e hackeraggi.

Allora che dire? Nonostante tutto... Lunga vita alla macchina da scrivere!  


 

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