Passione serie tv: Stucky con Giuseppe Battiston. Un tenente Colombo scimmiotato?
Da qualche settimana, sulla piattaforma RaiPlay e su RaiDue, una volta alla settimana, va in onda Stucky, una fiction poliziesca con protagonista un ispettore della Questura di Treviso, interpretato da Giuseppe Battiston. Leggendo sul web recensioni e commenti su questa nuova serie Tv, concordo con tutti quegli telespettatori, quanto meno quelli appartenenti alla Generazione X e qualche primo Millennial, che pensano che l’ispettore Stucky sia la copia sputata dell’attore americano Peter Falk (1927-2011) quando vestiva i panni del tenente Colombo.
Colombo è stato un telefilm – perché all’epoca si diceva telefilm e non serie tv – che ha spopolato negli anni ‘70, ‘80 e ‘90. In Italia è andato in onda dal novembre 1974 al dicembre 2004, saltellando fra le reti Rai e quelle di Mediaset, quando su RaiDue, quando su Rete4. Al momento le puntate di Colombo sono disponibili su PrimeVideo.
La prima analogia che collega il tenente Colombo all’ispettore Stucky è senza dubbio il fatto che, fin dall’inizio di ogni episodio si conosce il nome del colpevole. Si vede proprio il delitto in diretta, come si compie e come l’assassino fa perdere le traccie e camuffa le prove. Questo potrebbe far storcere il naso a chi ama il giallo classico, quello in cui, solo alla fine viene svelata la verità. In Stucky, come in Colombo, il bello del racconto sta proprio nel percorrere il filo del ragionamento insieme all’investigatore, nel sorprenderci per le intuizioni che coglie, per gli indizi che scova e di come riesca a risolvere quello che apparentemente sembra essere – tutte le volte, nessuna esclusa – il delitto perfetto.
Le somiglianze fra i due personaggi e le due serie televisive non si fermano a questo aspetto. L’ispettore Stucky di Giuseppe Battiston appare un po’ imbranato, goffo e a volte un po’ rincoglionito proprio come il tenente Colombo; veste in modo trasandato un impermeabile sgualcito e fuma un mozzicone di sigaro, proprio come Falk-Colombo si gratta la gabella e aggrotta le sopracciglia quando è concentrato a capire e a eleborare. Entrambi gli investigatori non girano armati, non amano la vista del sangue, prendono appunti su un minuscolo taccuino, sono tutti e due, oltre che – come già detto – accaniti fumatori di sigaro, delle ottime forchette e dei gran buongustai. Il vero ufficio di Stucky, dove rielabora indizi e ragionamenti, è la trattoria di cucina tipica trevisana “Da Secondo”. Ultima analogia ma non ultima, ne’ Stucky ne’ Colombo sono provvisti di nome di battesimo, ma solo di cognome.
Al momento – sino ad oggi siamo solo al terzo episodio - le differenze fra i due poliziotti invece paiono poche. Una però è piuttosto evidente: anche se entrambi non sono certo dei tombeurs de femme, il tenente Colombo è sposato con una donna che viene citata spessissimo dal nostro eroe ma che non appare mai negli episodi. Stucky, benché innamorato della medico legale, ci viene proposto come un single senza speranze.
Insomma, è brutto a dirsi, ma Stucky è più la scimmiottatura del tenente Colombo che il personaggio originale che meriterebbe di essere. Non so se l’ispettore trevisano è così anche nei romanzi dello scrittore Fulvio Elvas, da cui la fiction è tratta: oppure è stata un idea nostalgica di regista e sceneggiatore di Valerio Attanasio che da nativo del 1978 potrebbe aver visto e amato così tanto, da bambino, il telefilm Colombo da rendergli omaggio in questa regia. Tant’è!
La serie-TV Stucky è ben fatta, ben interpretata: Giuseppe Battiston e Diego Ribon, nel ruolo dell'oste Secondo, sono vere e proprie perle e ci sono altri bei nomi come Thomas Tabacchi, Barbora Bubolova e Roberto Citran. E' un ottimo prodotto televisivo: montaggio, sonoro, fotografia… mi piace tutto e tanto. A mio parere, però, la serie tv perde parecchio lusctro proprio per questo parallelismo un po' forzato Stucky-Colombo che, fatta eccezione per quella cosa dello spoiler alle prime scene che a me non disturba affatto, avrei evitato, dando a Battiston un personaggio dal profilo originale e non fotocopiato da altri del passato, sebbene intramontabili.
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